Vi proponiamo alcuni pensieri scritti dai componenti della squadra di Soccorso Alpino su emozioni, ricordi e accadimenti di vario genere. Uno spazio per raccontare qualcosa di più di noi stessi...
Ho conosciuto Bicio per l’anagrafe Michele Chinello nel 2000 quando sono entrata nel gruppo di arrampicata della Scuola "F. Piovan" del CAI di Padova (lui era già nel gruppo qualche anno prima di me).
E’ stata subito amicizia accumunata dalla stessa malattia: “la malattia della pietra”.
Sintomi: ogni minuto libero a scalare, ad allenarsi ed a programmare quello che si poteva andare a scalare. Sia sui fixe sia sulle vie classiche… sia con le picche sia con gli sci e dopo tante fatiche il bicchiere della staffa non mancava mai.
Anche le vacanze spesso erano in funzione del “rampego” anche se Monica (la moglie) lo convinceva a far viaggi senza “roccia” un po’ in tutto il mondo.
Fin da quando l’ho conosciuto era chiara la passione per Rocca Pendice dove scalava, apriva nuovi itinerari, richiodava vecchi tiri con protezioni vetuste: tempo, soldi, passione, rischi, litigi con Monica, rinunce a far altro… e sempre nuove e tante idee. Aveva aperto parecchi tiri anche a Lumignano.
Bicio era l’uomo delle “patacche” (ma lo dico in modo spiritoso!): qualunque cosa facesse lui raggiungeva sempre il livello più alto, era un perfezionista… e così da pittore aveva preso la laurea infermieristica: operativo nel reparto del 118 a Padova in Azienda Ospedaliera da circa 10 anni… l’azione dell’emergenza e l’elisoccorso quello che più lo attirava.
Nel CAI Padova diventa Istruttore Nazionale di Arrampicata libera nell’anno 2003 ed organizza subito il primo corso avanzato a di arrampicata libera.
Contemporaneamente entra nella stazione Euganeo-Berica del soccorso alpino ed anche qui raggiunge velocemente varie “patacche”: operatore soccorso alpino nel 2005, tecnico esperto soccorso alpino nel 2011, tecnico elicottero nel 2015 ed istruttore sanitario nel 2016.
Più avanza nel soccorso alpino e più si allontana dal Cai fino ad uscire dalla scuola nel 2016... Poi nominato istruttore emerito e nel 2019 Accademico.
In stazione del soccorso alpino era il nostro responsabile per la formazione…. E quindi ogni mese se ne veniva fuori con qualche nuova idea di esercitazione…. Era sempre una sfida con qualche sorpresa dell’ultimo minuto come quando dopo una simulazione d’intervento al Pirio con due ore di calate in barella portantina al nostro manichino è arrivato un arresto cardiaco e tutti abbiamo fatto il massaggio BLS per 30’.
Quando mi è capitato di fare qualche via con Bicio sia classica che moderna mi sentivo sempre in una “botte di ferro” … la sua capacità di proteggersi con le protezioni veloci era insuperabile e con il suo inseparabile martello riusciva sempre a trovare il posto giusto…. Spesso mi invitava ma avevo sempre molto riguardo a dirgli di si perché il suo livello mi sembrava “anni luce” più avanti del mio… manterrò degli indimenticabili ricordi delle vie fatte insieme ed in particolare della “KCF” in Rocchetta di Bosconero, della via “Bracco Dream” alla prima torre del Camp e della “Cristina” alla Scalet delle Masenade in Moiazza… viette per Bicio ma super vie per me.
Nel suo curriculum alpinistico ci sono veramente tante vie (impensabile menzionale!) dal VII in su… diverse prime ripetizioni prevalentemente in dolomiti…. Rileggendolo ora mi fa un po’ impressione vedere che aveva scalato “Onix” sul Sas Maor proprio li vicino ci ha lasciato con Carlo Gomiero nel salire la “Biasin” il 13 settembre 2019…. Maledetto venerdì 13….
Bicio non aveva un carattere facile ma se gli eri amico ti avrebbe dato tutto. Super spiritoso com’era restano storici gli scherzi fatti ai monelli Icio e Cricio… Diciamo, pure, che aveva un difettino nel essere un po’ permaloso ma gli amici veri non mancavano mai nel prenderlo in giro per questo.
Viste le edizioni parecchio vetuste delle guide di arrampicata di Rocca Pendice nel 2009 con Marco Simionato nasce “Rocca Pendice - arrampicate nei Colli Euganei” edito da Idea Montagna (seconda edizione nel 2018) e che Bicio mi regala con questa dedica “un augurio che questa guida sia strumento di gioia e sorrisi”.
Ma proprio Rocca che gli aveva dato tanti sorrisi e soddisfazioni, ha in serbo per lui anche dei bei dolori: le polemiche sulla gestione di Rocca e sulla necessità di richiodature, la clonazione della guida in internet, i ripetuti e crudeli attacchi sui social fanno male….
Così Michele smette di chiodare nella sua falesia del cuore nonostante le mille idee di nuove vie. Non solo aveva aperto numerosi itinerari ma era uno dei pochi che aveva sempre la spazzola di ferro per ripulire dal muschio o dalle foglie gli itinerari perché preferiva agire che “parlare”.
E quindi inevitabilmente rivolge altrove la sua creatività... Michele era un vero ricercatore di nuove vie e la soddisfazione per la realizzazione forse lo appagava di più la scalata vera e propria. In questo articolo inserisco alcune vie aperte quest’estate 2019.
Un’altra grande soddisfazione è stata l’apertura della falesia “Scoio di Bagnara” sempre sui Colli Euganei con Gabriele Faggin ed Alessandro Bagato, fedeli compagni di corda e di tante fatiche. Il suo sogno era di farne una falesia per bambini e neofiti, piena di sorprese… di folletti che ti compaiono nel bosco o in parete con lo sgabello per riposarti o la spada nella roccia.
alcune nuove vie:
Monte Verena, Campolongo “Un Gioco di Birre”, “Anime in trincea” e “Posto di guardia”
Avio, Corno di Corlach “Permetrina” 2018
Affi, La chiusa di Ceraino “Speriamo sia sindaco” 2019
Io credo che Bicio abbia veramente lasciato il segno nella sua pur breve vita sia come alpinista sia come soccorritore sia come uomo…. nel 118, nel Soccorso Alpino, nel CAI, nella storia di Rocca, in me e forse in molte altre persone.
(Pubblicato su "Le Alpi Venete, n°2-2019)
Monica Voltan
Mai e poi mai avremmo voluto trovarci in questa situazione, in questo momento. Trovarci qui a fianco alle tue spoglie per dare l’ultimo saluto ad un amico fraterno.
Tutti noi, amici e compagni della stazione siamo rimasti attoniti alla notizia giunta sabato. Non potevamo credere che Bicio fosse precipitato. Tu che eri pignolo quasi a livello maniacale della sicurezza. Non poteva essere Bicio, troppo bravo, troppo esperto, conoscitore profondo della montagna in tutte le sue espressioni.
Purtroppo la montagna che tanto amavi e con cui condividevi le passioni ti ha voluto con sé privandoci, egoisticamente, del tuo sorriso della tua voglia di vivere della tua sempre presente disponibilità, dedito al bene altrui a cui dedicavi anima e corpo.
Volontario da sempre hai percorso una lunga carriera nel soccorso alpino: OSA, TESA, TE, IRSAN, ma sempre umile, pronto ad aiutare chi avesse bisogno. In stazione eri faro per tutti, per me poi in particolare che ti vedevo irraggiungibile nel livello e preparazione, riferimento per la formazione che ogni anno presentavi alla squadra, tutti in realtà un po’ preoccupati e curiosi per ciò che la tua fantasia aveva elaborato, come, ad esempio, i feriti simulati con i manichini di legno che ti eri inventato di costruire.
Con te abbiamo condiviso momenti bellissimi ed indimenticabili. Interventi ed esercitazioni fatte assieme, vie in montagna con gli amici. E poi il Cermis che ci riuniva tutti in momenti di gioia, dove alla sera dopo qualche birra più del dovuto si era tutti disinibiti e le risate anche per le sciocchezze arrivavano a cascata.
Vogliamo cercare di ricordarti nel sorriso anche in questo momento di dolore riportando alla memoria alcuni aneddoti come quando ti sei venduto l’imbrago che la stazione ti aveva assegnato.
Oppure quando in Moiazza, dopo aver perso il sentiero di rientro eravamo in ritardo perché dovevo montare in turno, facesti tutto il viaggio di ritorno senza dire una parola, terreo nel viso per la mia guida, oppure al Cermis, con la notte che stavi passando insonne perché russavo e dopo una boccetta di EN decidesti di andare a dormire in corridoio sul divano.
Caro Michele, purtroppo tutto questo non sarà più. Ci rimarrà indelebile nel tempo il tuo ricordo il tuo sorriso la tua solarità e voglia di vivere.
Ciao amico nostro
Maurizio Scollo
di Laura Pegge
Quando una persona scompare, è sempre un’emergenza e un mistero da risolvere. In Italia dal 1974 agli inizi del 2013 le persone scomparse sono state 91.087 di cui 65.858 sono state ritrovate. Il 52% era maggiorenne, il 41 % minorenne e il 7 % over 65. Le cause di scomparsa sono molteplici e possono essere legate all’età, alle patologie, alla volontarietà o all’involontarietà dell’evento, etc….
Solamente con la collaborazione e l’organizzazione di tutte le forze che possono essere messe in gioco in caso di ricerca (vvf, protezione civile, polizia, carabinieri, cinofili...) si può puntare a risolvere il mistero.
Oggi giorno, il successo di una ricerca, dipende sempre più dall’efficienza del team di persone che ha in carico la gestione dell’operazione. Negli ultimi anni, l’applicazione di particolari strategie e l’analisi dettagliata delle tattiche di ricerca ha permesso di sviluppare una vera e propria teoria statistica delle ricerche.
La ricerca di persone disperse in ambiente montano, ipogeo e impervio (Intendendosi per ambiente impervio quelle porzioni di territorio che, per ragioni geomorfologiche o ambientali non siano esplorabili in sicurezza senza adeguato equipaggiamento ed attrezzatura alpinistica...) è specificatamente disciplinata dalla leggen.74/2001e della legge289/2002 che ne incardina le funzioni di coordinamento sul CNSAS.
Il Corpo Nazionale del Soccorso Alpino oltre alla prevenzione e dalla vigilanza degli infortuni nell'esercizio delle attività alpinistiche, scialpinistiche, escursionistiche e degli sport di montagna, delle attività speleologiche e di ogni altra attività connessa alla frequentazione a scopo turistico, sportivo, ricreativo e culturale, ivi comprese le attività professionali, svolte in ambiente montano, ipogeo e in ambienti ostili e impervi, si occupa della ricerca delle persone disperse in collaborazione con gli altri enti e autorità.
Negli ultimi anni il CNSAS ha partecipato a numerosi interventi di ricerca di persone disperse in collaborazione con altri enti. Esso è addestrato e specializzato nell’uso dei gps, nelle diverse tecniche di ricerca, nel recupero e trasporto in sicurezza della persona. Una buona ricerca non può aver inizio se non sono raccolte una serie d’informazioni sulla persona indispensabili per stabilire una strategia, una buona conoscenza del territorio è importante e l’unione e la collaborazione di più persone sul campo sono fondamentali per il ritrovamento.
A Tonezza del Cimone nel novembre scorso, si è svolto un corso inerente la formazione di tecnici di ricerca (Te.r.) specializzati nell’organizzazione e strategia della ricerca, nella formazione delle squadre, nelle comunicazioni radio, nell’uso di tecnologie e di specifici programmi al fine di ottimizzare i tempi per il ritrovamento della persona dispersa in collaborazione con gli altri enti.
Il CNSAS della stazione di Padova è competente nel territorio dei colli euganei e colli berici e nel corso di questi ultimi anni è stata chiamata nella collaborazione della ricerca di numerose persone disperse. La squadra si avvale di tre tecnici di ricerca e di un logistico specializzato nell’uso di specifici programmi e tecnologie, di sanitari presenti per prestare le cure necessarie non appena la persona è ritrovata, di un tecnico e degli operatori di soccorso.
La stretta collaborazione tra i te.r. e gli altri uomini del soccorso nonché degli altri enti è fondamentale per eseguire una ricerca efficace ed efficiente nonché rapida ma dettagliata per ritrovare la persona nel minor tempo possibile Gli operatori che operano del campo sono gli occhi del centro di comando e spetta a loro individuare qualsiasi reperto, indizio, traccia nel territorio assegnato al fine di organizzare la ricerca nel modo più specifico possibile.
La ricerca può durare ore o giorni; la necessità di una stretta collaborazione è indispensabile per ridurre i tempi, migliorare la ricerca, ispezionare un territorio più ampio, ma una corretta formazione è l’elemento cardine per un corretto lavoro di squadra. Ogni persona è una risorsa indispensabile con un compito ben preciso da assolvere affinché l’intera strategia porti al risultato desiderato.
In CNSAS è in continuo aggiornamento e formazione per cercare di dare una pronta risposta nel modo più specifico possibile al mistero da risolvere.
Il racconto di un soccorso operato dal Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico e del bel rapporto che ne è scaturito
Venerdì 28 settembre sono reperibile per il Soccorso Alpino… se c’è un intervento in ambiente impervio nei Colli Euganei e Berici sarò la prima ad essere chiamata…
Mentre faccio la spesa verso le 16.00 mi attivano per un soccorso sul monte Ceva a Montegrotto; mollo il carrello e vado! Montegrotto è vicina ed in pochi minuti son li a correre con lo zaino su per il sentiero con un bel fiatone ad accompagnarmi. Quasi alla croce incontro una coppia di signori tedeschi.
La donna si è ferita ad una gamba, ha una ferita lacero-contusa che provoca parecchio sangue. Per problemi linguistici, non parla italiano, non ci capiamo, ma riesco ad intuire che probabilmente siamo davanti ad una sospetta frattura di qualche osso della gamba. Chiamo il 118 e li informo delle condizioni. Spero che possano mandare un elicottero, la discesa da lì non sarà semplice ne veloce. L’”eli” non può venire visto l’orario vicino al tramonto… peccato! Uno dopo l’altro arrivano altri sette colleghi, con la barella portantina ed il materiale sanitario per l’immobilizzazione: Ci aspettano quasi due ore di lavoro.
Questo il racconto del signor M.B. tradotto dal tedesco:
Venerdì 28 settembre alle ore 16, noi, R. (79 anni) ed io M. (81 anni) parcheggiamo la nostra vettura presso il ristorante Belvedere per scalare il Monte Ceva, nostro monte preferito. Per la ventesima volta vogliamo andare lassù (veniamo ad Abano Terme da 26 anni alloggiando sempre al Hotel Metropole) seguendo il percorso segnato, un sentiero curvoso. Saliamo velocemente perché nonostante l’età ci sentiamo in forma come due paia di scarpe da ginnastica. Poco prima della cima appaiono dei cactus selvatici che qui crescono in simbiosi con l’amaranto, uno dei fenomeni botanici di questi biologicamente e paesaggisticamente così accattivanti colli Euganei. Qualche respiro ancora e ci troviamo sotto la croce situata in cima al monte. Ancora una volta siamo fortunati con il tempo e possiamo goderci la vista panoramica con i colori autunnali. Per puro caso si trova assieme a noi un gentile signore italiano che ci fa, ancora ridendo, una foto sotto la croce. Alcuni minuti dopo ci troviamo in una situazione amaramente, addirittura sanguinosamente seria. Durante i primi passi di discesa E. cade sulla roccia. Mi urla:” Mi sono rotto un piede, ho sentito un -crack- “. Una situazione minacciosa, dalla caviglia ferita pulsa spasmodicamente sangue, un’arteria ferita! Chiamo aiuto ad alta voce, fortuna nella sfortuna, il signore italiano sente le mie urla, ritorna e chiama aiuto. Nessun elicottero, nessun’ambulanza ma il soccorso alpino arriverà, sono le sue parole consolanti. Nonostante la mia inesperienza riesco a fermare il flusso di sangue con fazzoletti e bloccando la coscia della gamba ferita. Attendiamo 50 minuti interminabili sul pendio della roccia, cercando di non scivolare più in basso. Poi finalmente appare una tuta arancione tra le piante: Monica! Ci sembra un angelo inviato dal cielo! Monica presta il primo soccorso, cura la ferita e fissa gamba e piede. Pochissimo tempo dopo arrivano altre sette persone del soccorso alpino. Subito ci sentiamo in buone mani, nelle mani di una squadra che agisce in maniera professionale. Nei loro zaini si trova l’indispensabile, montano una barella e fissano il piede rotto. E. viene avvolta in un telo e posata delicatamente sulla barella. Per il trasporto a valle si esclude il sentiero ufficiale, perciò si decide di scendere per la direttissima che mi sembrava un vero cammino dell’orrore! Quattro uomini prendono la barella sulle loro spalle, una guida fa strada cercando di individuare una via percorribile nella giungla di cespugli e piante, dietro due uomini che con delle corde cercano di dare sicurezza a barella e portatori. Alla fine camino io, inciampando leggermente, tutti i miei sensi sono presso mia moglie. Finalmente il trasporto giunge a un vigneto solitario. Il vignaiolo era meravigliato dall’inaspettata visita, ma che coincidenza! Ci siamo incontrati il giorno precedente come clienti dei suoi vini al mercato di Montegrotto! Poco dopo arriva l’ambulanza con la quale E. viene trasportata all’ospedale di Abano Terme.
Cari soccorritori,
avete svolto un lavoro altamente professionale e sopra tutto con cuore! Avete trasportato a valle E. in modo prudentissimo, con la massima delicatezza possibile in questo terreno poco praticabile. Lei Monica non solo e arrivata come prima persona sul luogo dell’incidente ma e riuscita a consolare E., che con capisce una parola di italiano, tenendo tra le sue mani la sua testa. Mille grazie a voi idealisti del Soccorso Alpino! Come ex socio del “Deutschen Alpenverein” (club alpino tedesco) e alpinista appassionato so apprezzare l’impegno volontario dei membri del soccorso alpino.
E. e stata trasportata ancora domenica mattina nella clinica traumatologica di Ludwigshafen dove ha subito 5 interventi. Purtroppo e subentrata un’infezione alla ferita che ha complicato parecchio la guarigione. Dopo 4 settimane di ospedale ha potuto tornare a casa. Ora comunque le ferite stanno guarendo bene. Soltanto 5 giorni prima di natale verrà tolto il gesso, poi seguirà la riabilitazione e prima o poi speriamo E. potrà camminare di nuovo senza dolori.
Quando verremo la prossima volta ad Abano Terme Vi inviteremo tutti a una cena allegra.
Sarebbe stato un soccorso come tanti altri. Ed invece i signori B. si son fatti in quattro per ringraziare me e la squadra del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico di Padova per quello che abbiamo fatto. Le parole che hanno scritto ci hanno emozionato.
Molte volte quando soccorriamo ci arriva un grazie giusto quando l’infortunato è messo in ambulanza, più raramente arriva anche una mail. Qualche anno fa ci hanno donato anche un cesto di Natale, ma difficilmente si va oltre
La nostra missione nel Soccorso Alpino nasce da una grande passione per la “montagna” ed il soccorso: il ringraziamento di chi aiutiamo e la consapevolezza di aver dato una mano in un momento difficile ci appaga di tutti gli sforzi fisici e del tempo impiegato.
Non è facile essere un soccorritore ma quel Grazie che non ti aspetti ti carica molla… e via…avanti così.
Speriamo di rinforzare le fila della nostra stazione con qualche giovane alpinista… cominciamo ad essere in pochi e i tanti impegni che ci aspettano tra formazione, assistenze ed interventi a volte son un po’ tantini.
Monica Voltan
Povero Nereo, ho urlato a lungo il tuo nome tra i rovi e lungo il sentiero, ma non ho udito risposta. Non sapevo che eri già lontano. Viaggiavi nel tempo assieme alla luce. Nell'universo che si espande. Senza ritorno. Scusami Nereo se non ti ho riconosciuto. Se non sapevo della tua arte e delle tue mani che scolpivano il legno. Cercando la Vita. Penso che togliendoti il berretto, prima di spegnere la luce per l'ultima volta, tu abbia pregato e chiesto perdono a Colui che con immenso amore ti aveva già perdonato.
NB: dedicato allo scultore cercato sui Colli Berici e trovato impiccato ad un albero in un bosco sopra Longare il 18 ottobre 2012
Sergio Carpesio, soccorritore
Piove sopra San Vito. I rintocchi delle campane scandiscono il passo lento della gente. Fa paura questo silenzio. Sa troppo di morte. Vorrei gridare la mia rabbia ad un Dio che non riconosco. Densi vapori chiudono il Pelmo,come un bimbo che si nasconde perchè sà di avere fatto un malanno. Ombrelli aperti. Ombrelli chiusi, sotto la pioggia, per un disperato bisogno di sfida. Due bare sorrette da uomini vestiti di rosso. Vedo incredulità e dolore nei loro occhi. Gente semplice, che lavora, che sofre. Ci sono i politici, per una volta tacciono. E' sufficiente che riflettano. In un Paese sporco, falso e ipocrita c'è ancora del buono. C'è ancora amore. Amore per la vita che va salvata, anche se non si conosce. Ma non chiamiamoli eroi. Eroe è colui che sa di morire di fronte a un nemico che non perdonerà. Eroi sono stati Enrico Toti, il prete di Marzabotto, il giudice Borsellino e tanti altri. Alberto e Aldo amavano la vita e la montagna era loro amica. Chiamiamoli piuttosto Angeli.